I campionari di tessuti, un viaggio nella storia dell’industria
«Il campionario è la storia dell’industria e avere un archivio significa avere un passato che ritorna, un presente che si evolve e un futuro che non si sa come sarà, solo chi non capisce niente di tessile parla molto del futuro, magari senza aver mai visto un telaio. Diffidate dalle grandi dichiarazioni, sono di chi non hai mai visto un’azienda tessile. [...] I campionari sono libri di valore da cui imparare». Parole tratte da un’intervista (Campioni in stoffa. I campionari tra storia, tecnica e arte, a cura di G. Vachino, Biella, DocBi Centro Studi Biellesi, 2011), a Nino Cerruti, stilista e imprenditore tessile biellese, che, a differenza della inoppugnabile definizione lessicale di campionario, ovvero «raccolta ordinata di campioni di merci, ecc., per saggio o mostra» (Vocabolario Treccani.it – L’Enciclopedia Italiana, ad vocem), sanno illuminare la complessità progettuale, organizzativa e operativa che sottende un umile rettangolino di tessuto.
A un primo sguardo, il campionario di un fabbricante di stoffe si presenta grossomodo come un librone, popolato da ritagli di stoffa e indicazioni scritte su carta, che testimoniano l’offerta dei manufatti di una ditta ai suoi probabili clienti. Andando avanti nell’indagine, emerge manifestamente uno stretto connubio tra tecnica, percezione sociologica dei gusti e ricerca creativa. Risulta pertanto evidente il processo storico di sviluppo e utilizzo dei campionari di cui non sembra mutata la funzione, bensì il supporto e le metodologie operative: il periodo va «dall’industrializzazione della produzione tessile all’informatizzazione della produzione tessile». Prima dell’industrializzazione, prima dell’utilizzo delle macchine, i processi produttivi non erano standardizzati e di conseguenza un campione di tessuto non era estratto generalmente a pezza già tessuta. Gli Archivi di Stato capoluoghi delle aree territoriali in cui dal Medioevo si radicano le produzioni tessili italiane (la seta a Como, la lana a Biella e Prato, ad esempio) conservano nei loro fondi di archivi privati vari esemplari di antenati dei campionari e serie omogenee di campioni di stoffe.
Si registra anche il caso del Campionario delle stoffe di seta della fabbrica di Bartolomeo Talenti dal febbraio 1772 al gennaio 1784, conservato all’Archivio di Stato di Lucca ed esposto con tale didascalia nel 1929 all’Esposizione nazionale di Storia della scienza a Firenze; si tratta più precisamente di un registro analitico di “commissioni” richieste al Talenti per la fattura delle “pezze” di drappi in cui sono riportate svariate notizie sull’ordine dato dal committente, sui termini di spedizione e consegna, sui nominativi delle tessitrici e sulle sfumature di colore (cfr. Marina Brogi, Il tessile: una “fabbrica disseminata” e le sue minuziose specializzazioni, in «Arti e mestieri. Immagini e dettagli dal mondo del lavoro cittadino. Catalogo della mostra. Lucca 1995-1996», Pescia, Stamperia Benedetti, 1996, pp. 1-26).
Nonostante i campionari siano abbastanza frequenti nei fondi archivistici industriali e siano percepiti “importanti”, tanto che sono i pezzi che più sopravvivono alla dispersione della documentazione, si registra scarsa conoscenza sotto l’ottica archivistica del “documento” campionario. Unica proposta per la classificazione è stata avanzata in occasione della mostra sui campionari organizzata da DocBi Centro Studi Biellesi a presso la Fabbrica della Ruota ex Lanificio Zignone di Pray (Biella) e proposta da Danilo Craveia. Si parte dalla considerazione che il campionario si presenta come “ibrido”, essendo metà “oggetto” e metà “documento” e si tenta di stabilire un criterio di riconoscimento tipologico funzionale alla classificazione archivistica, applicabile non solo ai campionari dei tessuti, ma anche agli altri prodotti della filiera tessile (dalle materie prime al filato). È ovvio che questa classificazione non può essere applicata alla nuova generazione di campionari, quelli digitali, che, attraverso l’utilizzo del Cad (Computer aided design), aiutano non tanto nella creazione di nuovi tessuti, quanto nella gestione e diffusione dei prodotti. Non sono comunque mutati il valore e l’insostituibilità del campionario su supporto fisico, che offre da sempre la possibilità di esercitare l’esplorazione sensoriale tattile e visiva dei campioni di stoffe, mettendo in condizione di ammirarne colori e materiali e apprezzare tutta la materialità del documento.
Sono state quindi individuate tre macro-tipologie di campionari, in considerazione degli aspetti funzionali e compositivi:
campionari commerciali: corredati da poche informazioni tecniche, sono strumenti di comunicazione e di propaganda commerciale; all’interno di questa serie, vi sono i bunches, raccolte di campioni che i rappresentanti mostravano ai sarti, ai grossisti di tessuti;
campionari tecnici: generalmente destinati a uso interno, quelli propriamente detti sono ricchi di informazioni tecniche per la parte “documentale”, logicamente legata al campione di stoffa, grazie ad un codice numerico o alfanumerico, attributo generalmente dall’azienda.
Nella macro-tipologia dei “campionari tecnici” hanno un posto di rilievo e di valore le “raccolte di tessuti di tendenza” realizzate da case inglesi, come The International Design Co. Ltd di Manchester, o francesi, come Claude Frères (la più antica), Sibille & Co, Société des Nouveautés Textiles, Mode set Techiniques, Bertin e Levieu, volumi o fascicoli di tessuti “campionati” prodotti da editori specializzati, con lo scopo di diffondere le novità e le ultime tendenze del gusto internazionale.
Nell’ambito tecnico-produttivo rientrano anche le “raccolte di tipi, delle prove”. Se per la lana e il cotone, in cui l’intreccio generalmente vince sul disegnato, si producono le “messe in carta” o “armature”, nelle seterie sono tipiche le “carte prova” sulle quali i creatori di sete preferiscono disegnare i motivi e i colori, sia per economicità sia per l’utilizzo di telai jacquard (o similari). Nell’archivio delle Filande e Tessiture Costa, conservato all’Archivio di Stato di Como, sono stati ritrovati documenti che ricostruiscono l’intero iter lavorativo finalizzato alla composizione di un campionario. La disegnatrice tessile, Andrée Brossin de Méré, che collaborò con le Filande e Tessiture Costa negli anni Cinquanta, partiva ad esempio da fotografie in bianco e nero, che una volta ritagliate componevano su carta un collage; successivamente si procedeva a disegnare un parte del collage fotografico e a creare una prima “carta prova” che riporta l’immagine a colori, il numero di cliente, i colori per i quadri di stampa, il numero di disegno ed il numero di patron (identificativo del tessuto).
campionari speciali: esercizi scolastici indicatori dell’importanza delle scuole tecniche per la realizzazione dei tessuti; molti disegnatori conservano un loro archivio personale che portano in dote; i campionari “da esposizione” che avevano una valenza celebrativa.
Progetti internazionali
Nell’ambito del progetto transnazionale TEXMEDIN (TEXtile and apparel EuroMEDiterranean heritage for INnovation), finanziato dal Programma MED nel quadro dell’obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea” e cofinanziato dalla Commissione europea attraverso il Fondo europeo, è nata una biblioteca digitale condivisa online per la valorizzazione del patrimonio e del know-how mediterraneo nel settore del tessile e abbigliamento. Coinvolge nove partner situati in sei regioni dell’area mediterranea (Comune di Prato, Fondazione Museo Tessile di Prato, Agenzia per la promozione territoriale di Terrassa [Spagna], Centro di documentazione e Museo tessile di Terrassa [Spagna], Azienda per lo Sviluppo tecnologico del tessile-abbigliamento – Clotefi [Grecia], Associazione greca dell’Industria dell’abbigliamento [Grecia], Museo del Folklore del Peloponneso [Grecia], Istituto francese del Tessile ed abbigliamento [Francia], Carpiformazione [Italia]), che condividono una consolidata vocazione nel tessile/abbigliamento e una significativa tradizione di creatività e arte manifatturiera.
Per approfondimenti
- D. Craveia, Campionari: una proposta per la classificazione, in «Campioni in stoffa: i campionari tra storia, tecnica e arte», Biella, DocBi, 2011 (pdf, 871 KB).
- D. Craveia, I campionari della Laniera all’Esposizione Universale di Bruxelles del 1910 di Danilo Craveia, in «Campioni in stoffa: i campionari tra storia, tecnica e arte», Biella, DocBi, 2011 (pdf, 140 KB).
Siti di riferimento
Biella, DocBi Centro Studi Biellesi
Como, Archivio di Stato
Como, Museo Studio del tessuto della Fondazione “Antonio Ratti”
Prato, Museo del tessuto
Centro Rete Biellese Archivi Tessile e Moda
Bibliografia:
- M. Brogi, Il tessile: una “fabbrica disseminata” e le sue minuziose specializzazioni, in «Arti e mestieri. Immagini e dettagli dal mondo del lavoro cittadino. Catalogo della mostra. Lucca 1995-1996», Pescia, Stamperia Benedetti, 1996.
- Campioni in stoffa: i campionari tra storia, tecnica e arte, Biella, DocBi, 2011.
- Carte di seta: tessitura serica Bevilacqua di Venezia, 1905-1945, inventario dell’Archivio storico di Filomena (Petra) De Tursi, Vicenza, Centro Studi sull’impresa e il patrimonio industriale, 2008.
- V. Castronovo, L’industria laniera in Piemonte nel secolo XIX, Archivio economico dell’unificazione italiana, Serie II, vol. IX, Torino, 1964.
- I mestieri della moda a Venezia dal XIII al XVIII secolo, Ala Napoleonica e Museo Correr, Venezia, giugno-settembre 1988, catalogo della mostra, Venezia, 1988.
- L’età dell’eleganza: le filande e tessiture Costa nella Como degli anni Cinquanta, a cura di M. Rosina – F. Chiara, Como, Nodo libri, 2010.
- L’impresa dell’archivio. Organizzazione, gestione e conservazione dell’archivio d’impresa, a cura di R. Baglioni – F. Del Giudice, Firenze, Edizioni Polistampa, 2012.
- E. Merlo, Le origini del sistema moda, in Storia d’Italia. La moda, Annali, 19, a cura di C. M. Belfanti – F. Giusberti, Torino, Einaudi, 2003.
- E. Merlo, Moda. Storia di un’industria dall’Ottocento ad oggi, Venezia, Marsilio Editori, 2008.
- Vocabolario Treccani.it – L’Enciclopedia Italiana, Istituto della Enciclopedia Italiana.
Dossier a cura di Maria Natalina Trivisano.