Jole Veneziani (1901-1989)
Jole Veneziani è tra le fondatrici dell’Alta Moda italiana, avendo partecipato, tra i pochi prescelti da Giovanni Battista Giorgini, alla prima sfilata presso Villa Torrigiani a Firenze, nel 1951. È uno dei personaggi più rappresentativi della moda italiana degli anni Cinquanta e Sessanta. La sua vicenda umana e professionale esemplifica il contributo dato dall’imprenditorialità femminile alla nascita, ai successi e al consolidamento della moda italiana in quel periodo: l’affermazione nella produzione di nicchia per un mercato urbano, il debutto sui mercati internazionali, la diversificazione della produzione, l’alleanza con l’industria tessile e della confezione.
- Moda italiana a Firenze: Schuberth, Veneziani, Carosa tra gli stilisti che partecipano con le loro creazioni alla sfilata di alta moda di Palazzo Pitti, La Settimana Incom, 5 febbraio 1953, video;
- Appuntamento con la moda: Palazzo Pitti, sfilata di alta moda per la presentazione dei modelli della stagione autunno-inverno, La Settimana Incom, 29 luglio 1953, video;
Nella storia della moda italiana Jole Veneziani è stata fra i primi ad avere instaurato rapporti di collaborazione con l’industria. I cortometraggi proiettati nelle sale cinematografiche – prodotti da Incom (Industria Cortometraggi Milano) e conservati nell’Archivio storico dell’Istituto Luce – mostrano alcune delle sue creazioni realizzate con tessuti sintetici. Per le imprese produttrici di fibre sintetiche, la sfilata era uno strumento di promozione pubblicitaria e di nobilitazione del prodotto. In cambio gli atelier ricevevano risorse finanziarie e univano il proprio nome a materiali che rappresentavano gli ultimi ritrovati nel campo dei filati e dei tessuti.
Jolanda Veneziani nasce nel 1901 a Leporano, vicino a Taranto. Vorrebbe seguire le orme della madre, appassionata di opera, ma alla morte precoce del padre avvocato abbandona i sogni artistici e si impiega in un’azienda francese di pellami e pellicceria. Si impratichisce presto del mestiere, diventando esperta conoscitrice delle materie prime, del prodotto e delle sue tecniche di lavorazione. Prima della guerra è a Milano, dove la famiglia si è trasferita nel 1907, e dove nel 1938 apre il laboratorio di via Nirone, da cui escono le pellicce che attraggono l’attenzione delle sartorie di Alta Moda per la loro leggerezza, la qualità e la competenza con cui sono lavorate. Le innovazioni da lei introdotte in quegli anni si rivelarono determinanti per i successivi orientamenti affermatisi nella lavorazione delle pellicce. Impiegando la pelliccia per capi di abbigliamento tradizionalmente realizzati in tessuto, come i tailleurs, con una varietà di soluzioni che nulla aveva da invidiare a quella consentita dai tessuti, ha trasformato la pelliccia da espressione di un lusso conservatore nella forma e nella funzione, in un materiale oggetto di sperimentazione e di innovazione.
Nel 1944 apre l’atelier allo storico indirizzo di via Montenapoleone 8, dove rimane fino al suo ritiro nel 1984, e allarga la produzione dalla pellicceria alla sartoria, primo passo nella direzione di una progressiva diversificazione della produzione che giungerà a comprendere, oltre agli accessori e a un profumo, varie linee tra le quali Jole Veneziani, destinata ai giovani, Veneziani Sport, Veneziani Arven, Veneziani Universal.
Invitata nel 1951 dal conte Giovanni Battista Giorgini alla prima sfilata presso Villa Torrigiani a Firenze, l’anno dopo è ormai a pieno titolo sulla ribalta internazionale: il 4 febbraio 1952 il settimanale americano «Time», nel commentare la sfilata di Palazzo Pitti, la contrappone ai colleghi che avevano presentato pochi selezionati capi di abbigliamento per la sua generosa partecipazione all’evento con una collezione composta da 130 capi di abbigliamento, per lo più sportivi.
Nel 1953 le cronache delle sfilate fiorentine la annoverano fra gli innovatori che sperimentano l’impiego delle fibre sintetiche nell’Alta Moda, ma il ventaglio dei rapporti di collaborazione instaurati con l’industria si amplierà negli anni successivi all’industria tessile (Lanifici Rivetti), agli accessori (ombrelli Rainbow), e persino all’industria automobilistica (Alfa Romeo). Nel 1957, insieme a Germana Marucelli e Eva Sabatini – le altre due voci più importanti dell’Alta Moda milanese del tempo – propone abiti che anticipano gli eventi del decennio successivo. Caratterizzati dalla foggia che prescindeva dalla forma naturale del corpo fino a mancare quasi completamente di progettualità, rappresentavano la versione milanese della linea Sacco presentata a Parigi da Christian Dior in quello stesso anno, che riduceva l’abito alla struttura minima del sacco.
All’inizio degli anni Sessanta, quando i segnali delle difficoltà economiche in cui si dibatte l’Alta Moda incominciano a farsi sempre più evidenti e rapidamente si appanna la sua funzione sociale e culturale, Jole Veneziani tenta di dare il proprio contributo al rinnovamento dell’Alta Moda milanese, presentando abiti che propongono l’accostamento di elementi contrastanti, come l’abito da sera in tweed a trama grossa con strascico, del 1962. La conclusione del decennio segna l’inizio del suo declino, che coincide con l’apice raggiunto dai movimenti di contestazione che si raccolgono davanti alla Scala di Milano, in occasione della apertura della stagione teatrale, prendendo di mira proprio le sue pellicce.
Jole Veneziani è uno dei personaggi più rappresentativi della moda italiana degli anni Cinquanta e Sessanta. La sua vicenda umana e professionale, che è oggi possibile ricostruire grazie all’archivio da lei donato a Federico Bano, presidente dell’omonima Fondazione, esemplifica il contributo dato dall’imprenditorialità femminile alla nascita e ai successi raccolti dalla moda italiana in quel periodo e gli ingredienti del suo consolidamento: l’affermazione nella produzione di nicchia per un mercato urbano seguita dal debutto sui mercati internazionali, la diversificazione della produzione, l’alleanza con l’industria tessile e della confezione.
Nella sua carriera Jole Veneziani ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.
Muore a Milano nel 1989.
Bibliografia:
- M. Boneschi, Le sarte milanesi del “miracolo” tra moda, industria e cultura, in «Annali di storia dell’impresa», 2007, vol. 18, pp. 75-103
- E. Ferri, Le persone che hanno fatto grande Milano: Jole Veneziani, s.n., 1980
- E. Golzio Aimone, Jole Veneziani, in AA.VV., La moda italiana, vol. I, Milano, Electa, 1987
- M. T. Olivari Binaghi, La moda: le tendenze, in Storia di Milano, vol. XVIII, Il Novecento, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1996