L’invenzione della sfilata

Negli ultimi decenni dell’Ottocento, contestualmente a profondi cambiamenti intervenuti nella produzione di moda, la sfilata è diventata lo strumento per eccellenza di comunicazione delle ultime novità create negli atelier parigini. Tuttavia, è solo durante la Belle Époque che la sfilata diventa un evento spettacolo di grande risonanza internazionale.
Per la moda italiana, la conquista della legittimazione internazionale è coincisa con la sfilata organizzata da Giovanni Battista Giorgini nel 1951 a Firenze. Sulle passerelle della Sala Bianca ha avuto inizio anche il processo che ha portato Roma e Milano ad affermarsi come capitali, rispettivamente, dell’Alta Moda e del prêt-à-porter.

  • Festival della moda italiana a Firenze, La Settimana Incom, 27 luglio 1951, video.
  • Gala della moda a Firenze: presentazione delle ultime collezioni di stili italiani, La Settimana Incom, 25 luglio 1956, video.
  • Anteprima presentata dal Centro Romano per l’Alta Moda italiana. La linea primavera-estate 1959, Rai Teche, 19 gennaio 1959, video.
  • L’angolo della moda: sfilata a Palazzo Pitti, La Settimana Incom, 20 gennaio 1960, video.


Le sfilate di moda sono un’invenzione degli ultimi decenni dell’Ottocento. Prima di allora, le ultime novità della moda circolavano in Europa attraverso la stampa specializzata, i figurini, i dipinti che ritraevano le nobildonne, e le bambole. Corredate di un guardaroba completo e talvolta realizzate a grandezza naturale, le pupe – così erano chiamate le bambole-indossatrici – erano lo strumento di cui le sartorie si servivano per esporre al pubblico le proprie creazioni o per farle “sfilare” all’interno dei propri atelier.

Il primo a rivoluzionare il tradizionale modo di comunicare le ultime novità della moda è stato Charles Frederick Worth. Considerato il padre dell’haute couture, Worth introdusse innovazioni – l’uso delle modelle, il concetto di collezione, l’etichetta firmata – che gli consentirono di affermarsi come il primo trend setter. A differenza del sarto, Worth non confezionava i vestiti assecondando i gusti delle clienti. Al contrario, era egli stesso arbitro del gusto.


Le sfilate rappresentano dunque il segno del profondo cambiamento dei modi di produrre la moda, che si è realizzato con il passaggio dall’abito sartoriale identificato con un prodotto esclusivo, eseguito su commissione, confezionato in un unico esemplare, all’abito sartoriale creato per una clientela numerosa – Worth vestiva le donne dell’alta società europea e americana – e quindi realizzato ricorrendo alla standardizzazione di alcune parti dell’abito, limitando la libertà di scelta del tessuto a una gamma ristretta di varianti, affidando alle guarnizioni il compito di rendere ogni abito diverso dall’altro.


Negli anni della Belle Époque la sfilata adottò un nuovo linguaggio per comunicare le ultime novità della moda. Nel 1912, Paul Poiret organizzò una tournée nelle principali capitali europee per presentare i suoi modelli. L’esperimento fu ripetuto l’anno successivo negli Stati Uniti. Per la prima volta la sfilata usciva dagli atelier per trasformarsi in un evento di grande effetto che richiede specifiche professionalità. Per tutto il Novecento, l’Alta Moda parigina ha organizzato sfilate-spettacolo per le quali sono state prodotte collezioni specifiche, diverse da quelle realizzate per la vendita.

In Italia, la storia delle sfilate ha inizio con la sfilata organizzata da Giovanni Battista Giorgini nel 1951 a Firenze. Sino ad allora le sfilate si erano svolte negli atelier, su passerelle di grande richiamo – come quelle allestite all’interno dei teatri o dei grandi magazzini – ma la moda italiana, con poche eccezioni, non si era ancora spinta oltre i confini nazionali.

  • Teatro dell’Opera: rassegna della moda italiana. Roma: la sfilata è organizzata dal Centro Italiano della Moda, La Settimana Incom, 13 aprile 1949video.

Alla sfilata del 1951, invece, per la prima volta assistette un selezionato pubblico straniero composto da giornalisti e buyer dei principali department store americani. Per la moda italiana il 1951 fu l’anno della conquista della legittimazione internazionale.

Nel corso degli anni Sessanta la capacità di attrazione delle sfilate fiorentine si è progressivamente indebolita. In quegli anni le case di moda romane, che si servivano anche del cinema come efficacissimo strumento di comunicazione delle proprie creazioni, contribuirono a fare di Roma la capitale dell’Alta Moda. Nel 1967, le sfilate di Alta Moda si spostarono definitivamente a Roma, mentre Firenze si è specializzata nella presentazione delle collezioni do boutique e maglieria e dal 1972 e dal 1972 ha ospitato Pitti Uomo, la rassegna di abbigliamento e accessori maschili. All’inizio degli anni Settanta alcuni creatori di moda – Walter Albini, Missoni, Krizia, Ken Scott – lasciarono le passerelle della Sala Bianca per sfilare a Milano, provocando nella storia della moda italiana un cambiamento paragonabile a quello che nel 1951 aveva fatto traballare la leadership parigina. Nel volgere di un decennio, Milano è diventata la capitale internazionale del prêt-à-porter. Nel 1979, il calendario degli appuntamenti di moda milanese si presentava articolato in tre eventi fra loro, almeno idealmente, complementari: Milano Collezioni, l’evento promozionale in cui le griffe più prestigiose del settore presentavano le loro collezioni, Milanovendemoda di carattere squisitamente commerciale, e Modit, che si caratterizzava per l’enfasi posta sul rapporto stilismo e industria. A suggellare il binomio tra la moda e la Fiera Campionaria, che sin dalle sue prime edizioni aveva ospitato la moda nei suoi padiglioni, durante la Grande Fiera d’Aprile del 1986 è stata realizzata la mostra Italia, il genio della moda.


Bibliografia: